Claudio Marini ha studiato nella seconda metà degli anni sessanta scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Formatosi in un clima culturale la cui ricerca si incentrava sul superamento della dicotomia tra astrazione e realismo, le sue prime opere si caratterizzano per una forte astrazione pittorica il cui punto di riferimento più diretto è il linguaggio materico di Alberto Burri e a cui l’artista idealmente si collega cercando, attraverso l’inserimento sulla tela di nuovi materiali come matasse di fili di cotone, corde, cuoio, grumi di resine, lamiere, terra e cemento, la continuazione ideale del processo analitico cominciato da Burri negli anni cinquanta. Le opere più recenti di Marini, pur rimanendo nell’ambito dell’astratto, convogliano un desiderio di maggiore aderenza ai fatti della vita. Lo testimoniano le diverse serie tra cui “Shopping”, “Zapping” , “Cassonetti”, “Le città martiri”, “Passaggio a Pretoria” e “L’ottava notte”. Alla fine degli anni novanta l’artista ha realizzato – “Bentornati cascami!” – che si riferiscono alla serie originale ideata nella seconda metà degli anni settanta e per cui Marini è maggiormente conosciuto e che costituiscono l’inizio di una rielaborazione continua.